La pittura di Stefania Fabrizi è capace di fondere la dura energia del pugilato ad una folgorante qualità iconica, in opere che si sono recentemente ispirate allo sguardo allucinato e visionario di Philip K. Dick e che sembrano rappresentare la natura sospesa e il respiro possente di una fisicità ibrida e sublimata.
Atleti e androidi, mistici e supereroi si rivelano così nella loro vera sostanza mutante di creature scaturite da un codice genetico ancora ignoto, esseri nuovi emersi da una pittura che, nella sua classicità futuribile, riesce ancora a porre l’uomo al centro di un universo negativo e di uno spazio al limite della dissoluzione entropica.
I corpi metamorfici di Stefania Fabrizi – fondati su una visione scultorea di matrice rinascimentale (e toscana) e modellati da una nuova plasticità “elettronica” e immateriale- divengono dunque il fulcro radiante e magnetico di opere dove la lotta e l’amore, il silenzio e lo sguardo assumono il significato primigenio e profetico di una lucida precognizione sui destini dell’umanità.
L’artista forma così le sue immagini attraverso il medium “fotonico” di una luce che sembra mettere in contatto il visibile e l’invisibile come in una scossa radioattiva, un bagliore esplosivo che origina la manifestazione folgorante di un una realtà sconosciuta divenuta all’improvviso percepibile attraverso l’occhio futuro di un nuovo sguardo sul mondo.